Sorgente: Due strade che non portano più a niente

Dalla mia città partono due strade per varcare l’Appennino. Iniziano a salire dallo stesso punto per poi dividersi con decisione. Una è la Bolognese che, come dice il nome stesso, porta a Bologna. L’altra la Modenese che, come dice il nome stesso, porta a Modena. La prima è triste e sola fino al confine, fino al paese di Guccini, toscano di nascita ma emiliano a tutto tondo. Poi diventa viva, passato il piccolo ponte che divide due comuni, due province, due regioni, due mondi. L’Emilia ti appare subito ricca, pulita e ordinata, omogenea. Poco distante dal confine c’è il paese di Vasco Rossi o il piccolo cimitero dove riposa Enzo Biagi. C’è vita, i campi sono ben tenuti e ancora curati e ci sono piccole fabbriche, zone artigianali. I loro monti sono solidi e ampi, le loro località turistiche più organizzate, moderne. La Bolognese è già emiliana nella parte toscana, ridotta a periferia di boschi e borghi desolati fino a che non ritrova la sua vera appartenenza. La Modenese invece rimane toscana fino in fondo, fino alla cima. E’ una strada che attraversa paesi rassegnati e cinici, non c’è omogeneità, c’è un pensare ognuno per sé o almeno un rivendicare ognuno un pezzetto di identità. Non ci sono paesi di gente di successo. Per andare al buen retiro di Terzani devi deviare in una valle (detta scura od oscura) lungo la strada che si ricongiungerà più tardi, ironicamente, con la Bolognese. Spesso la Modenese non è curata tra un borgo e l’altro, i boschi e i campi sembrano ancora poter dire la loro senza che siano completamente dominati dal lavoro umano. La Modenese sale ripida, la Bolognese con più dolcezza. La Modenese fa paura in alcuni tratti, la Bolognese spesso annoia. I monti della Modenese sono più acuti, più monti, meno accoglienti e accomodanti, ti sfidano, si fanno i cazzi loro. Le località turistiche lo sono nonostante tutto, perché testardamente qualcuno continua a venirci da queste parti. Il confine con l’Emilia è in alto, al passo dove Coppi fece l’impresa, che c’è ancora una targa modesta, come se: ‘Sì va bene e allora?’. Dalla Modenese arrivi in Emilia faticando, ci arrivi in salita, dalla Bolognese in discesa. La Bolognese è strada di popolo, la Modenese di individui. La Bolognese è strada di motori, la Modenese di biciclette. La Bolognese è più umida ma solidale e si prende cura dei suoi borghi. La Modenese è più ariosa, aperta e sembra fregarsene pure dei suoi figli e sicuramente se ne frega dei suoi nipoti. Se sei della mia città non puoi amarle tutte e due. Devi scegliere e la scelta avviene da ragazzo, a seconda di dove ti portano i tuoi a fare una scampagnata, di dove decidi di andare a bere con gli amici o di dove vai a fare l’amore con la ragazza, lungo le stradine laterali. O forse, primordialmente, una delle due strade ti sceglie, per come sei. Ora quando salgo, di rado, nessuna delle due mi suscita più niente. Mi annoiano ambedue. Le rispetto, perché sono parte comunque di me, come ogni luogo della mia vita ma non le amo. Sono troppo lontane dalla pianura che ora sono. Ho fatto il bagno nei due fiumi delle due valli. Ho camminato fino alla cima delle vette dei loro monti. Ho mangiato e bevuto nelle loro osterie solitarie. Ho ascoltato i loro cori. Ho ricordi di cui ormai non so cosa farne. Non è quella la mia casa. Io sono di città, prestato a quei luoghi per un tratto. Non sento che il fascino oramai di ciò che non conosco, l’unico richiamo che mi sprona a uscire. Tutto il resto è tristezza.